L'isola delle Rose

L'isola delle Rose, una micronazione, adesso un film

Cosa si nasconde dietro questa proiezione?

Qualsiasi persona o gruppo che conosce il nostro universo ha sentito parlare dell'isola delle Rose. Una micronazione sorta grazie all'ingegnere Giorgio Rosa. Ideata nel 1957 e terminata nel 1967. Un'isola sorta su una piattaforma da lui ideata in acque internazionali. Un'isola, una micronazione. Una micronazione con il proprio governo, la propria filatelia, la propria bandiera e la propria moneta. Erano anni più vivi culturalmente e l'impegno era maggiore. Tale epoca ha portato la cmicronazione dell'isola delle Rose a dotarsi di una lingua. La lingua esperanto. Un'isola di utopia. Un'isola di pace. Un'isola che garantiva a tutti coloro che vi si recavano di poter comprare la benzina utile ai propri natanti. Un'isola dove viveva una abitante. Un'isola che avrebbe potuto strutturarsi ancora. Un'isola che avrebbe potuto essere un rifugio per tanti. Insomma un progetto che non è stato compiuto del tutto grazie alla retorica nazionalista di un certo tipo di destra parlamentare. Una certa destra parlamentare che non potendo tentare avventure irredentiste si è avvalsa della facoltà di muovere il proprio risentimento nei confronti della micronazione. Durò poco, purtroppo. L'esplosivo dopo un attacco dei nostri militari fece sparire quest'isola. La piattaforma Netflix ha proposto questa storia. Il che di per sè ci dovrebbe rendere contenti. Il problema resta un altro. Capire cosa si nasconda dietro questa proiezione. Per il momento non lo sappiamo ma come spesso accade sembra che sia corretto solo per alcuni parlare e narrare certe vicende. Altre realtà sono aprioristicamente bandite da ogni forma di dialogo e di dignità al confronto. Stiamo a vedere cosa succederà e quali saranno i frutti di tale film. Resta da spiegare un fatto agli inebetiti spettatori delle piattaforme su richiesta. L'isola delle Rose è stata una micronazione. Ricordiamola! Sappiate però che ce ne sono altre. La lotta per le comunità che è la nostra lotta continua. 

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